Quando c'avevo quindici anni e a rivoltarmi non
mettevo insieme un cinquemila
m'ero messo in mente che era giunto il momento di
una Harley.
"Ahbbè" mi dissi "Si vive una volta sola".
"Eppoi co'na moto così, vedrai le sbarbine".
Eggià, oltre che non c'avevo una lira,
che ero un pò ritardato
e che pesavo quaranta chili,
stavo messo a schifo a donne.
Cosa leggera leggera, dovuta non tanto al deserto
della mia intelligenza
quanto al disprezzo per il sapone.
Non è che c'avessi li pidocchi, però ero coperto
da uno strato di grasso e morchia figlio delle tante
volte che avevo smontato
e rimontato la Gilera.
Ne andavo orgoglioso della mia Gilera.
Bei tempi.
Mi diminuivo gli anni allora: tutti dicevano
"Però er Carletto è forte n'sacco
(Si si abitavo a Roma)
p'aavecce sortanto undici anni".
E di fatti p'aavecce undici ero forte,ma siccome
andavo per i sedici
dovevo essere un pò indietro in tabella.
Adesso non è più così, adesso me li aggiungo gli anni:
dico che ne ho quarantacinque e tutti a farmi i
complimenti, e
"Come te li porti bene e sembri un ragazzino" e
gridolini.
Lo credo che me li porto bene ne ho otto in meno!
Però qualche sera fa quando ho dichiarato la mia età
(aumento 20%) nessuno ha gridolinato meraviglia.
Ho sentito solo un vago "Eh gia".
Da tre giorni vado guardando le pubblicità dei
parrucchini e ho comprato i pantaloncini corti con i bottoni e le
galosce gialle.
Giusto per rinfrescarmi un pò.
Ma questa è un'altra storia.
Ero rimasto alla mia Gilera.
E all'Harley che rimase un sogno doloroso per molto
tempo ancora. Costava otto milioni contro
le seicento mila di una utilitaria.
Tanti soldi e tanti lividi
per via delle borsettate che mi diede
mammà quando le chiesi
"Sai solo un piccolo prestito, naturalmente restituirò
tutto. Come sempre!"
Ancora massacrato reagii al dolore verniciando il
casco a stelle e strisce come Peter Fonda e
poi saldai uno schienale esagerato dietro alla Gilera
e gli costruii un manubrio che neanche c'arrivavo.
Poi coi risparmi di una vita comprai un serbatoio
dell'Harley con tanto di adesivi e mi sentivo più bello di un
americano.
Mia madre vide l'Harley che però era una Gilera che
c'aveva un libretto che sembrava 'na pagina gialla e mi riempì ancora di
botte urlandomi
"Ladro dove li hai rubati otto milioni per comprare
l'Harley". "Mamma è una Gil..." "Zitto porco li avrai rubati
dalla mia borsa" "Ma mamma è una Gile..."
E ancora botte e borsettate.
Sono passati vent' anni, ma quando mia madre
guarda la Numero Uno e le centinaia di Harley Davidson colorate
che stan di casa qui fà come per alzare le mani e poi stringe la borsa
con più forza e ancora non è convinta che siano tutte Gilere."
(Carlo Talamo)
mercoledì 26 novembre 2008
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